
Logica socialogica e innovatour (…!)
Nuovi media e turismo sono due variabili che circoscrivono un campo d’azione abbastanza fluttuante, perché sono proprio queste due variabili ad essere particolarmente fluttuanti. Operare in questo ambito professionale, realizzare nuovi progetti ed avere nuove idee è diventata ormai la via più battuta per tanti; anche nuovi professionisti che fino a ieri si occupavano d’altro.
E meno male! Perché in virtù di ciò accade anche che si immettono nel circuito idee e progetti che obbligano gli specialisti del settore a confrontarsi certamente con tantissima fuffa ma anche ad avere l’opportunità di individuare tra tanta fuffa qualcosa che davvero innova e migliora il settore. E fin qui è retorica, non fosse altro perchè ciò vale un po’ per tanti nuovi settori economici.
In realtà si tratta di campo d’azione in cui oggi i giocatori sono veramente tanti: c’è la creatività, il mercato, la comunicazione, il commercio, le persone (utenti/target/turisti fate voi!), i luoghi. Un mare in cui a navigare sono migliaia di barche, tutte diverse, tutte utili (nessuno è inutile, al massimo si può essere cattivo esempio!).
E poi di situazioni se ne vivono di tutte le specie, anche se spesso si tratta di episodi molto simili tra loro:
“Buongiorno, le volevo presentare questa nostra fantastica proposta, una novità assoluta nel panorama digitale che è la prima al mondo per attranzive, e siamo i primi al mondo per essere stati anche una volta dal presidente del Council of the Straffey in the Moon and Grassie; siamo a qui a proporre questo eccezionale prodotto che servirà a lei ed alla sua bellissima realtà che è bellissima ma, ovviamente, ha bisogno di essere portata a conoscenza del pubblico”.
“certo ma …”
“Le dico di più! Abbiamo sperimentato questo nostro prodotto alla Sarmia della Verra e il risultato è stato assolutamente fantastico! Abbiamo avuto il record storico delle visualizzazioni nel periodo che va dalle 8,15 alle 8,30 del mattino su tutti i siti che portano il nostro nome!”
“Vabbè ma non è che tutta sta….”
“Bravissimo! Ma lo sa che siamo i primi al mondo per accreditamenti di interazioni virtuali integrate? E poi solo noi abbiamo il photomestic che è una esclusiva unica su tutto il pianeta del mondo! Deve sapere che il nostro sviluppatore è stato il capo del team della Zerbinay a Chiesimo! Ora, lei mi chiederà: perché mi dice tutto questo?”
“Vabbè, posso immaginare…!”
“Nooooo! non se lo immagina nemmeno! Io le dico questo perché ci teniamo tantissimo a farle questo piacere! Siamo sicuri che la vostra realtà ha potenzialità enormi che vanno espresse! E specialmente ora che siete arrivati ad essere i primi! Perché voi siete bravi, quindi non è che ve lo dobbiamo dire noi, lo sapete benissimo come si fanno queste cose! Per questo vi proponiamo il nostro prodotto che nel suo genere non ha rivali ed è unico!”
Ora, oltre alla continua supercazzola, il senso ci sta tutto: è facile immaginare innovazione, realizzare pseudo-innovazione e provarla a vendere perchè in realtà tutto è utile. Oggi si alternano guru e professionisti che passano – spesso da un mese all’altro – dalla teoria dei “social al centro del mondo” alla sicurezza assoluta (magari viene commissionato loro un lavoro da un editore tradizionale) del: “solo i libri fanno cultura e insegnano a leggere!”.
Mentre invece (così non ci allontaniamo dalle ovvietà, ed è meglio per tutti!) la verità sta nel mezzo e vale la pena che le prassi si integrino!
Il gioco è nella reputation, che è una forma di vestito che addosso ci mette la rete: un sarto implacabile e incontrollabile che cuce e scuce con dinamiche che possono essere definite molto spesso solo a posteriori. Eppure non si può lasciare alla rete, alle nuove tecnologie, la definizione automatica della propria reputation, in particolare se ci si occupa di destinazioni o solo di progetto ad esse legati. Ed allora la scelta difficile è di posizionamento strategico di partenza, che definisca azioni e attività, obiettivi. E dunque se il fine è quello di una reputation da alzare e tenere alta le dinamiche da interpretare sono proprio nel gioco che si crea tra aspettativa ed esperienza. Per dirla con una metafora. Se a Natale ci si aspetta dalla nonna la solita cravatta ed invece, a sorpresa, questa volta arriva lo smartwatch (inaspettato dalla vecchina ottantenne, dalla quale avresti anche sinceramente gradito la solita cravatta!), ecco che la reputation della nonna schizza alle stelle nella tua percezione e non vedi l’ora di postarlo su tutti i tuoi social!
Così avviene anche nella reputazione online di una destinazione: se l’aspettativa è inferiore all’esperienza che il viaggiatore vivrà, e quindi sarà protagonista di una bella scoperta inaspettata, allora la destinazione potrà godere di un reputation in crescita; ma se la comunicazione di partenza è particolarmente esagerata, se l’immagine che viene data è artefatta e troppo spinta e dunque l’esperienza sarà facilmente inferiore alle aspettative, la delusione porta ancor più facilmente a parlarne male e tutte le ricerche sul sentiment e al reputation non potranno che essere negative.
Il difficile, ma anche il bello, è state sul filo del rasoio, sul crinale del dover rendere accattivante e d’appeal il prodotto, il progetto o la destinazione senza esagerare; stimolare la curiosità restando un pelino al di sotto dell’esperienza e della scoperta. E qui la creatività, l’innovazione, il mercato eccetera eccetera, sono tutti a vario titolo, più che utili. Spesso anche la fuffa.
E questa volta scusate ma penso di essere il primo al mondo a scrivere queste interessantissime banalità innovative in una modalità pertinenzial facendo il più alto numero di lettori e visualizzazioni nella giornata di oggi su questo blog!
…e chi di socialogia ferisce, di socialogia perisce!
Gianni Lacorazza
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