L’Internet delle Cose
La multidisciplinarietà sinisgalliana, motore della creatività industriale italiana
Sulle 150 invenzioni italiane raccontate dal Professore Vittorio Marchis, “l’incontro delle due Culture” di Sinisgalli e l’Internet delle Cose.
di Saverio Romeo
La Casa delle Muse dedicata a Leonardo Sinisgalli è un posto straordinario perchè Sinisgalli era un intellettuale straordinario e perchè la Fondazione Leonardo Sinisgalli guidata da Biagio Russo – si che lui è un creativo tra tanti che si spacciano di esser tali – è una splendida risorsa per la Basilicata, per la cultura italiana e per il mondo tecnologico dello Stivale. La Fondazione Leonardo Sinisgalli mi ha offerto la possibilità di visitare La Casa delle Muse, una sorpresa come Montemurro e di avermi dato la possibilità di essere parte di Furor Sinisgalli 3. Perchè per poter parlare di Sinisgalli a Montemurro è solo motivo di gioia per un ingegnere lucano che ha visto Sinisgalli come un riferimento intellettuale sin dai tempi dell’università. E l’occasione di questo momento di assoluta felicità è stata la presentazione di un gran libro, “150 Anni di Invenzioni Italiane” del Prof. Vittorio Marchis, una di quelle menti vive, vivaci, critiche che ti fanno sperare in questi anni di “depressione italica”.
Nella letteratura per l’innovazione spesso si usa un modello d’analisi che si chiama Sistema d’Innovazione. Questo sistema può riferirsi ad una nazione, ad una regione o ad un settore produttivo specifico. La nozione sistema si riferisce principalmente alla capacità dei vari attori del sistema – aziende, università, autorità territoriali ed associazioni – d’interagire. Questa interazione è vista come un motore che genera nuove idee e nuove soluzioni. Per capire come il sistema si comporta ed evolve, si adoperano degli indicatori. Tra questi indicatori ci sono i brevetti. Il libro del Professor Marchis ci offre una visione del Sistema Innovazione Italia lungo i passati 150 anni. Il libro guarda a questo sistema attraverso i brevetti registrati all’ufficio brevetti Americano. Viene fuori un paese innovativo e con una capacità d’innovazione che copre diversi settori. Il Sistema Innovazione Italia appare estremamente dinamico e basato su piccole reti di collaborazione che trovano il suo fulcro nell’azienda di famiglia.
Nelle storie sugli inventori offerte dal libro – tra l’altro la parte più affascinante del libro – si possono scoprire i protagonisti dell’innovazione italiana. Sono diversi per estrazione socio-economica, formazione e campo d’interesse. Si trova praticamente di tutto: ingegneri, fisici, scienziati, imprenditori, designer, artisti, politici e persino intellettuali – Sinisgalli è lì e persino personalità della cultura come Fortini. Ne viene fuori che la multidisciplinarità è la radice del Sistema Innovazione Italiano. Sinisgalli lo aveva ben capito, forse molto più di altri, e mette su “Civiltà delle Macchine” per raccontarlo al mondo industriale italiano.
Nelle storie di questi inventori s’intravedono anche le problematiche del Sistema Innovazione Italia, criticità che s’accentuano quando le storie si avvicinano ai nostri giorni. Queste criticità sono dovute principalmente alla globalizzazione. Poche sono le aziende che riesco ad internazionalizzarsi, molte quelle che vengono acquisite da aziende straniere ed alcuni settori soffrono una mancanza di direzione strategica.
Uno dei settori a soffrire è quello delle telecomunicazioni e dell’elettronica. Aziende storiche del settore come Olivetti, ma la stessa Telecom Italia, perdono progressivamente il loro ruolo di attore internazionale aprendo anche ad una “fuga di cervelli”. I potenziali protagonisti del Sistema Innovazione Italia continuano a contribuire allo sviluppo delle telecomunicazioni dall’estero – Viterbi nelle comunicazioni cellulari, Faggin nella micro-elettronica, Messora inventando il primo motore di ricerca. Poche sono le cose d’eccellenza che accadono in Italia. Tra queste Arduino, da un gruppo di studenti da Ivrea (La storia di Olivetti ritorna), merita di essere menzionato.
È giusto anche dire che nel mondo d’Internet, fortemente polarizzato dai capitali della Silicon Valley e delle potenze asiatiche come la Cina, è difficile mantenere il passo come Italia, forse lo si dovrebbe pensare di più come Europa, vista come una rete di centri d’intelligenza specializzati. E come lo sviluppo delle telecomunicazioni si sta muovendo verso la prossima fase, quella dell’Internet delle Cose, si possono pensare a nuove prospettive. La visione dell’Internet delle Cose è quella di un mondo in cui gli spazi in cui viviamo sono connessi ed intelligenti e gli esseri umani interagiscono con questi spazi attraverso dispositivi di diverso genere, incluso dispositivi indossabili. Nell’Internet delle Cose la tecnologia sparisce intorno a noi, ma definisce le geometrie, i tempi e gli obiettivi degli spazi in cui sparisce. Questa visione per essere realizzata richiede non solo tecnologia, ma la cooperazione di diversi rami della conoscenza – tecnologie, design, sociologia, etica e così via -. L’Internet delle Cose richiede la multidisciplinarità Sinisgalliana. Il Sistema Innovazione Italia deve ridisegnarsi intorno “all’incontro delle due culture” di Sinisgalli per riscoprirsi protagonista.
Il libro del Professore Marchis ci aiuta a capire dove veramente sono le peculiarità della creatività industriale italiana. Non è necessario dannarsi a voler imitare il modello “Silicon Valley”. Possiamo trarre ottime idee da quel modello, ma non ci appartiene. Il nostro modello di creatività industriale va disegnato intorno alla multidisciplinarità Sinisgalliana perchè è su questo che sono nate le 150 invenzioni descritte dal Professore Marchis.
Saverio Romeo – Principal Analyst Beecham Research – Research Fellow Birkbeck College University of London
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