Il presepe lucano a San Pietro tra anima e marketing
Il presepe lucano a San Pietro è stato un evento storico: comunicato come tale e riconosciuto come tale. Ma un evento storico perché? Per una questione di marketing o di anima?
Porsi questa domanda sul nostro blog dunque è d’obbligo.
L’anima di questa operazione è senza dubbio da ricercarsi nella fede, sia dei credenti che di chi li rispetta, nel valore spirituale che viene attribuito alla Natività di Cristo, nei sentimenti che suscita la vista di un presepe che per i fedeli rimanda al primo presepista della storia, San Francesco d’Assisi e a tutta la forza del suo messaggio. Ma l’anima è anche nell’emozione che ancora grandi e piccoli provano nel costruirsi il presepe nella propria casa, nel rispetto di una tradizione che mantiene ancorati ad uno dei momenti più sentiti dai Cattolici.
Ma il valore di fede che viene attribuito al presepe lucano a San Pietro ha il valore di evento storico solo per i fedeli lucani. Perchè solo per loro quest’anno è diverso. Mentre per tutti i fedeli del mondo, che sia lucano o di altra provenienza geografica, il presepe è sempre il presepe, il suo valore di fede rimane immutato. Magari può piacere più questo che quello dell’anno scorso, ma è solo un fatto di gusti. Forse anche di arte. Ma non di fede.
All’interno della Basilica di San Pietro, ad esempio, è stato allestito un altro presepe. Meno artistico, meno emozionate ma anche lì i fedeli si accalcano e si soffermano. Magari a qualcuno può anche piacere di più di quello del nostro maestro Franco Artese. Quasi tutti vivono queste visite con fede.
Ma questo valore di fede è più o meno grande di quello di marketing e di comunicazione che viene attribuito all’iniziativa? (E qui non interessa la risposta “ecumenica”: “sono due cose che non si possono paragonare”!)
Intanto si pensi che a costruire l’evento è stata non la Chiesa lucana ma l’Agenzia di Promozione Territoriale (che molti ancora chiamano Turistica!), e questo già la dice lunga. A seguire Artese da anni – guarda caso – è la responsabile del marketing dell’Apt che, dopo Assisi e Loreto quest’anno raggiunge un obiettivo straordinario, solo sognato, del presepe in Piazza San Pietro. Chiaramente il valore di marketing è indiscutibile, e lo stesso Artese si è trovato al centro di una visibilità inattesa e di un’attenzione che prima non tutti avevano avuto. Anche autorevoli nomi della comunicazione turistica e del marketing turistico – penso ad esempio a Joseph Ejarque – esaltano il valore turistico dell’operazione e la definiscono come una grande intuizione in tempo di crisi o come una piccola destinazione che si guadagna visibilità mondiale.
Per contro, molte testate di settore (cattolico-religioso) hanno comunque provato ad approfondire i temi più vicini alla reale essenza del presepe di Artese. Intervistando l’artista, facendogli raccontare i valori e le emozioni che da decenni lo motivano e lo ispirano. E per l’autore sono sicuramente soprattutto fede, famiglia, radici, tradizioni. Dunque anima.
E fin qui i due aspetti potrebbero anche camminare di pari passo. Fede e promozione; anima e marketing. L’artista mette l’anima, l’Apt il marketing. Ognuno fa il suo.
Ma la domanda su cosa abbia avuto più peso tra questi due aspetti nasce dal posizionamento che è stato scelto proprio dal Vaticano in questa operazione. I primi lanci della stampa, infatti, anche dopo la conferenza ufficiale di presentazione, hanno parlato da subito di presepe “low cost” per il Vaticano, si tratta di un dono della Basilicata per cui vengono risparmiati oltre 180mila euro, o giù di lì. Certamente il presepe si sarebbe comunque fatto, tanto vale comunicarne la “virtù” principale, che non è la Madonna dell’Accoglienza, definita così proprio nell’Anno della fede e della famiglia, ma il costo! Scelta influenzata anche dalle polemiche dello scorso anno, sulle eccessive spese sostenute e quindi da interpretare in tutte le sue motivazioni. Per noi che osserviamo, magari con occhio un po’ più spinto dalla curiosità e meno dalla totale accettazione di qualunque scelta riguardi questi temi, rimane la domanda di quale fosse il reale valore: prima anima o marketing? Per fortuna a fare sintesi c’è quel grande presepe naturale che è Matera, la cui anima continua a fare marketing.
Gianni Lacorazza
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